Knowledge Management e organizzazione aziendale

Consulenza aziendale

Business Management

21 Luglio 2021

Autore
Paolo Liccardo

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Un esempio di Knowledge Management

Una volta ho assistito a Sorrento al modello organizzativo di un antico cantiere di manutenzione e rimessaggio di grandi imbarcazioni.  Alaggio e varo di grandi barche, tra le quali spiccavano i meravigliosi Gozzi Sorrentini interamente in legno e quindi incredibilmente pesanti, è una operazione tutt’altro che semplice. Soprattutto considerato che nella penisola, per la morfologia della costa e per la tutela del paesaggio, non è possibile utilizzare gru per sollevare le barche.

 

 

Eppure avevano adottato un ingegnoso sistema per manovrare le imbarcazioni dal mare alla terra ferma e viceversa. In mare veniva sistemato sotto l’imbarcazione un enorme invaso munito di sci, capace di contenerla. Ed una volta assicurata la piena stabilità dell’imbarcazione sulla struttura, in perfetto equilibrio, l’invaso veniva trainato a terra da un potente verricello attraverso uno scivolo che da mare giungeva fin dentro il cantiere sulla costa accidentata.

 

Il notevole peso dell’imbarcazione e dell’invaso e il rischio che l’equilibrio venisse meno, richiedevano grande precisione nelle manovre di trazione e la massima attenzione degli operai.  Il successo dell’operazione dipendeva soprattutto su sintonia e comunicazione tra loro. Bastava un movimento brusco del verricello o un movimento inaspettato dell’imbarcazione per provocare una tragedia.

 

Gli addetti erano distanti tra loro alcune decine di metri e non avevano un corridoio visivo. Eppure dovevano comunicare tempestivamente senza lasciare la loro posizione. Mi ha sorpreso l’efficienza del loro codice di comunicazione: una serie di fischi, ciascuno con un preciso significato, credo mutuato dai segnali sonori marittimi il cui codice è disciplinato dalle COLREGS (i regolamenti che devono essere rispettati dalle navi per evitare incidenti). 

 

Nessun fischio era emesso a caso. E tutte le manovre erano perfette. A ben vedere sono diversi gli ambiti lavorativi in cui questo tipo di comunicazione viene adottato da anni: i
capotreni fischiano, i nostromi delle navi fischiano, gli arbitri sportivi fischiano e così anche i vigili urbani, come pure gli spettatori delusi di uno spettacolo. E mi fermo qui.

Insomma i fischi rappresentano un valido sistema di comunicazione in diversi ambiti, ma non per tutti. Ogni organizzazione ha necessità di adottare un adeguato sistema di comunicazione per il trasferimento e la condivisione delle informazioni. Più è complessa l’attività, tanto maggiore è la necessità di adottare sistemi di comunicazione sofisticati.

Più è complessa l’attività, tanto maggiore è la necessità di adottare sistemi di comunicazione sofisticati.

Con il termine Knowledge Management, in ambito manageriale, si è soliti indicare l’insieme di infrastrutture tecnologiche (sistemi informativi, banche dati ecc.) che consentono il trasferimento e la condivisione delle informazioni all’interno delle organizzazioni. In realtà il processo di diffusione della conoscenza non è così semplice da attivare, perché implica degli aspetti più profondi, di natura psicosociale, che mettono in gioco i soggetti e la loro volontà di lasciarsi coinvolgere e di partecipare costruttivamente.

 

Per questa ragione, non è sufficiente limitare l’applicazione del Knowledge Management alla semplice introduzione di strumenti informatici e tecnologici nell’azienda. Il Knowledge Management è l’insieme delle pratiche manageriali che si propongono di sviluppare il capitale conoscitivo dell’organizzazione, attraverso la progettazione di attività di apprendimento che permettano di implementare le numerose competenze
individuali.

 

Quest’ultima definizione sposta l’attenzione sugli attori della conoscenza, includendo in questo termine tutti i membri dell’organizzazione coinvolti nel processo di apprendimento, ma anche la nuova figura del leader richiesta all’interno di una Learning Organization. In particolare, gli interventi del leader utili per il potenziamento del sapere organizzativo riguardano da un lato gli interventi più propriamente gestionali e dall’altro, soprattutto, aspetti di natura psicosociale.

Learning Organization: gli interventi del leader contano

Dal punto di vista gestionale, il leader si occupa della definizione di processi di apprendimento strutturati per gli individui, i team e l’organizzazione così che le conoscenze via via acquisite possano essere integrate nelle attività giornaliere. Tale approccio prevede lo sviluppo di un percorso di:

  • definizione delle aree di apprendimento strategicamente rilevanti;
  • definizione di una struttura che incoraggi individui e team a riflettere sulle esperienze e a condividere ciò che si è appreso;
  • costruzione di una memoria organizzativa attraverso il consolidamento della conoscenza, in data-base, processi di lavoro e sistemi di supporto, prodotti e servizi.

Gli interventi di natura gestionale, per essere efficaci, devono, però, essere supportati da cambiamenti psicosociali nello stile di leadership adottato dall’organizzazione. Una delle finalità principali di Biplan formula è, come già detto, quella di valorizzare il potenziale umano presente al suo interno; per realizzare tale obiettivo occorre operare una trasformazione anche sul modello organizzativo utilizzato.

 

 

Occorre superare i tradizionali modelli di leadership basati sull’autorità e sul controllo, per indirizzarsi verso nuovi orientamenti quali il “coaching” e la “leadership trasformazionale”. Queste nuove prospettive implicano un mutamento radicale dello stile manageriale, promovendo una più ampia responsabilizzazione soggettiva attraverso la diffusione della
responsabilità a tutti i livelli dell’organizzazione.

 

 

Biplan si propone come facilitatore e guida del cambiamento, prestando attenzione alle necessità di successo e di crescita di ciascun collaboratore dell’organizzazione, permettendo loro di sviluppare pienamente le proprie potenzialità a beneficio dell’azienda.